“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

martedì 28 dicembre 2010

La Campania: «Zaia si riprenda i rifiuti tossici del Veneto» Il gruppo Popolari del Sud chiede al presidente della Regione Veneto di ritirare i rifiuti che tre aziende venete, condannate dai magistrati veneziani, sversarono illegalmente nel Napoletano. «Gli amministratori del nord provvedano anche alla bonifica dei territori offesi e massacrati»

Napoli. Il presidente della giunta regionale del Veneto Luca Zaia «provveda al recupero di rifiuti tossici sversati in Campania da aziende venete e alle bonifiche dei territori inquinati». Questo l’invito che il gruppo dei Popolari del Sud in consiglio regionale della Campania lancia in seguito alle sentenze emesse dal tribunale di Venezia in data 7 febbraio 2008, e dalla Corte di appello di Venezia che hanno condannato in primo e secondo grado tre aziende venete per lo sversamento illegale di rifiuti tossici in un’area in via Castello, località Baia, nel Comune di Bacoli.

Sotto processo al tribunale di Napoli, invece, un’azienda dell’area flegrea che gestiva la cava in via Castello. «Questa vicenda», dice il capogruppo dei Popolari del Sud Ugo De Flaviis, «denota ampie responsabilità politiche, morali e legali della Regione Veneto e di chi la amministra e, pertanto, chiediamo a Zaia, che con arroganza e insensibilità ha sempre negato solidarietà ai territori campani per la risoluzione della crisi rifiuti, di venirsi a riprendere i rifiuti tossici che le aziende venete, come accertato, hanno sversato in Campania e di provvedere alla bonifica di territori offesi e massacrati».

Secondo quanto accertato dalla magistratura veneta, dalle aziende, in un anno, è stato riferito, sono partiti circa seimila camion contenenti rifiuti tossici, parte dei quali hanno raggiunto la Campania. «Questi», aggiunge il consigliere Sandra Lonardo, «sono fatti accertati, sono verità che ci dicono che la cava contiene rifiuti tossici provenienti dal Veneto e, dunque, il presidente Zaia che tanto parla di federalismo solidale, si deve riprendere i suoi rifiuti tossici e deve collaborare con la Campania e con il presidente Caldoro».

Le richieste dei Popolari del Sud seguono all’invio di una lettera di Giacomo Perreca, ex consigliere comunale di Bacoli, al presidente della Regione Veneto. In sede di consiglio regionale, il gruppo intende far firmare ai tutti i consiglieri presenti una lettera in cui si invita il presidente Stefano Caldoro a prendere contatti con il collega Zaia.
Fonte L'Arena.it

giovedì 16 dicembre 2010

Il governo, la fiducia ed il Sud diviso

La Camera dei deputati
Il voto di fiducia al governo dello scorso 14 dicembre ha evidenziato, ancora una volta, le divisioni tra i vari movimenti e partiti che si dicono meridionalisti. Noi Sud ha appoggiato il premier, mentre l’Mpa di Raffaele Lombardo ha votato contro;  favorevoli al governo anche gli uomini di Forza del Sud, che fanno capo al sottosegretario Micciché, mentre Adriana Polibortone, leader di Io Sud, ha preferito astenersi. Insomma, anche questa volta il Mezzogiorno si è presentato ad un appuntamento importante per il Paese nella solita versione minestrone: mille anime, tanti controsensi, nessuna veduta comune.
Non è importante cosa ha votato questo o quel partito, è invece bene ribadire la mancanza di un partito unitario che abbia davvero a cuore le sorti del Meridione.  Nei giorni scorsi Gianfranco Micciché, parlando del suo nuovo partito, ha apprezzato il “sistema” Lega Nord. Magari è vero: alla Lega va dato il merito di aver saputo creare un partito che, nel bene e nel male, è vicino alla gente e rappresenta le istanze di una certa Italia. Il carroccio, però, anche se alleato del premier, ha sempre rivendicato la propria indipendenza. Il partito di Bossi, insomma, non è una costola del Pdl.
Il giorno prima della fiducia la senatrice Poli Bortone, nel suo intervento a Palazzo Madama, ha evidenziato – dati alla mano – le difficoltà del Sud: ” lasciamo perdere, Presidente, il fantomatico Piano per il Sud e gli altrettanto fantomatici 100 miliardi – afferma la Poli Bortone – non solo noi, ma anche lo SVIMEZ nei mesi scorsi ha ricordato che nel Sud una famiglia su cinque non ha i soldi per pagare il medico; il PIL è in calo del 5 per cento; gli investimenti industriali sono in calo del 9,6 per cento; negli ultimi due anni si sono persi più di 100.000 posti di lavoro; negli ultimi dieci anni oltre 2 milioni di persone hanno abbandonato il Mezzogiorno; la spesa in conto capitale per il Sud nel 2001 era del 41 per cento, mentre oggi è solo del 34 per cento”.
La fotografia della condizione del Mezzogiorno impone una riflessione sulla necessità di un soggetto politico autonomo, indipendente, che lavori per il Sud a prescindere da chi è al governo. C’è bisogno di un movimento che – di volta in volta – abbia la lucidità di dire sì o no, approvare o meno, le misure che riguardano il Mezzogiorno. Tutto il resto, per la verità, sa di vecchio o rischia di essere relegato ad una imitazione (non si sa quanto ben riuscita) della Lega.
Alla fine Berlusconi ce l’ha fatta anche grazie ai voti di alcuni partiti che si dicono meridionalisti (ma alle volte il sospetto è che il Sud sia solo nel simbolo). Ma che senso ha un movimento che in Parlamento ha solo qualche rappresentante? Quale può essere il peso di un partitino con poche anime onorevoli? Se tutti i parlamentari che dicono di essere meridionalisti avessero creato un unico gruppo, avrebbero avuto maggiore forza e, chissà, trattare con il premier per provvedimenti seri e concreti per il Sud, altrimenti niente voto di fiducia.

Lettera ai ragazzi del movimento

di ROBERTO SAVIANO CHI HA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.

Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono le solite, vecchie reazioni insopportabili che nulla hanno a che fare con la molteplicità dei movimenti che sfilavano a Roma e in tutta Italia martedì. Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, disperdono questa carica. La riducono a un calcio, al gioco per alcuni divertente di poter distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa.

Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti. Ma agli imbecilli col casco e le mazze tutto questo non importa. Finito il videogame a casa, continuano a giocarci per strada. Ma non è affatto difficile bruciare una camionetta che poliziotti, carabinieri e finanzieri lasciano come esca su cui far sfogare chi si mostra duro e violento in strada, e delatore debole in caserma dove dopo dieci minuti svela i nomi di tutti i suoi compari. Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. E' su questo che vorrei dare l'allarme. Non deve mai più accadere.

Adesso parte la caccia alle streghe; ci sarà la volontà di mostrare che chi sfila è violento. Ci sarà la precisa strategia di evitare che ci si possa riunire ed esprimere liberamente delle opinioni. E tutto sarà peggiore per un po', per poi tornare a com'era, a come è sempre stato. L'idea di un'Italia diversa, invece, ci appartiene e ci unisce. C'era allegria nei ragazzi che avevano avuto l'idea dei Book Block, i libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall'istruzione. I ragazzi delle università, le nuove generazioni di precari, nulla hanno a che vedere con i codardi incappucciati che credono che sfasciare un bancomat sia affrontare il capitalismo. Anche dalle istituzioni di polizia in piazza bisogna pretendere che non accadano mai più tragedie come a Genova. Ogni spezzone di corteo caricato senza motivazione genera simpatia verso chi con casco e mazze è lì per sfondare vetrine. Bisogna fare in modo che in piazza ci siamo uomini fidati che abbiano autorità sui gruppetti di poliziotti, che spesso in queste situazioni fanno le loro battaglie personali, sfogano frustrazioni e rabbia repressa. Cercare in tutti i modi di non innescare il gioco terribile e per troppi divertente della guerriglia urbana, delle due fazioni contrapposte, del ne resterà in piedi uno solo.

Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per  -  Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo  -  abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l'esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere.
©2010 /Agenzia Santachiara
(16 dicembre 2010)

TBIZ 2010 - Pino Aprile

domenica 12 dicembre 2010

Stati Uniti d'Italia di Beppe Grillo


di Beppe Grillo
Nello sfascio generale politico ed economico è scomparso dall'agenda il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia del 2011. Nessuno ne parla più, sembra un evento dello scorso anno, una rivista vecchia dimenticata dal barbiere. La ricorrenza non è ancora stata celebrata, eppure sembra già trapassata. Può essere che le Istituzioni si vergognino e sperino che la nascita dello Stato unitario passi in silenzio, scivoli via dal calendario. Gli italiani del resto se pensano alle Istituzioni hanno un conato di vomito e una voglia irrefrenabile di emigrare. Vederle identificate con l'Italia è una provocazione, un'istigazione alla secessione.Il 2011 è invece un'opportunità, un'occasione unica per fare la Storia d'Italia, non quella del trio Cavour-Garibaldi-Vittorio Emanuele II con la ruota di scorta di Mazzini e dei plebisciti fasulli che legittimavano i Savoia, ma la Storia degli eccidi nel Sud, delle occupazioni nel Nord, dei cannoni dei regnanti contro i contadini inermi che protestavano per la tassa sul macinato, delle emigrazioni forzate di milioni di veneti e di meridionali per le Americhe, unica possibilità rimasta per non morire di fame. Il 2011 può essere dedicato alla Storia dell'annessione dei popoli italici da parte dei Savoia, della predazione delle casse degli Stati occupati, dal Regno dei Borboni allo Stato Pontificio. Capitali necessari al Regno di Sardegna, notoriamente con le pezze al culo, per non dichiarare bancarotta, alle centinaia di migliaia di patrioti chiamati "briganti" fucilati da Cialdini con le loro teste mozzate fotografate ed esibite sui giornali dell'epoca. Persino l'Unione Sovietica ai tempi di Krusciov è riuscita a mettere in discussione le menzogne dello stalinismo, in Italia ci si culla ancora nell'idea del Risorgimento e del grido di dolore accolto da Vittorio Emanuele II. Le mafie sono un frutto dell'occupazione del Sud, prima erano un fenomeno fisiologico, con i Savoia sono diventate uno strumento di gestione del potere. Garibaldi disse "Qui si fa l'Italia o si muore", per fare veramente l'Italia bisogna ripartire dalle sue radici e quindi "Qui si disfa l'Italia o si muore". Le piazze d'Italia sono piene di lapidi celebrative delle tre guerre d'indipendenza, di quelle mondiali, alcune anche di quelle coloniali e di quella civile del 1945/46. Da 150 anni siamo in guerra, anche con noi stessi, per affermare un'identità che non abbiamo. Siamo come l'isola che non c'è di Peter Pan: "E a pensarci, che pazzia/è una favola, è solo fantasia/e chi è saggio, chi è maturo lo sa/ non può esistere nella realtà!", uno Stato che non c'è, visto come greppia o tenuto a distanza con diffidenza. Un'espressione geografica che ospita le tre più potenti organizzazioni criminali del pianeta, indifferente a quarant'anni di stragi in cui lo Stato era complice o assente, con centinaia di morti tra giudici, giornalisti, politici, amministratori pubblici. Un luogo che sta cadendo a pezzi in cui molte Regioni non vedono l'ora di un liberatorio "em>Sciogliete le fila" e ritornare ad essere Repubblica di Venezia con i suoi mille anni di Storia, la Repubblica di Genova, lo Stato delle Due Sicilie, Stato legittimo invaso con le armi, o annessi alla Francia da parte della Valle d'Aosta o all'Austria del Sud Tirolo. Non sono ipotesi, ma la cruda realtà. E' necessario rivedere il nostro passato e dimenticare il "glorioso" Risorgimento per rimanere insieme in una federazione di Stati, simili a quelli pre unitari, ognuno con la sua Storia e la sua autonomia.

lunedì 6 dicembre 2010

Partito del Sud Veneto: Chi siamo.

Questo è un gruppo politico culturale fatto di persone semplici e lavoratori/trici e che hanno la volontà e le idee per uscire fuori dalla massa, promettendosi di fare del bene per il SUD e per il proprio popolo. La sola adesione è un inizio a simboleggiare tutto il desiderio a voler partecipare.

Un'identità politica meridionale vera è ciò che ci manca, per mezzo della quale potremmo avvalerci socialmente per impostare la nostra meravigliosa cultura millenaria.

Possono iscriversi tutti coloro che sentono un bisogno di rivalsa e dimostrazione d'orgoglio e dignità per il nostro amato SUD.

In questi giorni si parla molto, e spesso a sproposito, di "Partito del Sud"...tutto a partire da recenti dichiarazioni di vecchi dinosauri della partitocrazia italiana di destra e sinistra, da Micciche' a Bassolino, passando per l'MPA di Raffaele Lombardo (che almeno già esiste ma pretende di essere considerato un partito meridionalista anche se alleato di governo di Berlusconi, Tremonti e Lega Nord...sigh!).

IL VERO PARTITO DEL SUD NON HA NIENTE A CHE FARE CON QUESTI MOVIMENTI DI CUI SI PARLA IN QUESTI GIORNI SU TV E GIORNALI, PARTITI O INTENZIONI DI NUOVI PSEUDO MOVIMENTI MERIDIONALISTI ALLA MICCICHE'!

Noi siamo nati come movimento nazionale nel 2007 a Gaeta su iniziativa di Antonio Ciano, assessore al Demanio in quel comune, in un luogo storico e "sacro" per la storia e la memoria del Sud.
Da quel momento abbiamo aperto sezioni in varie regioni e città italiane e abbiamo partecipato ad elezioni politiche nl 2008, amministrative nel 2009 sempre da soli e autonomi dai partiti tradizionali di destra e di sinistra che noi riteniamo entrambi ugualmente nemici della nostra terra.

Sito nazionale
http://www.partitodelsud.eu/

Blog
http://partitodelsud.blogspot.com/
http://partitodelsud-roma.blogspot.com/
http://partitodelsudnapoli.blogspot.com/
http://www.partitodelsudsorrento.it/
http://partitodelsudnyc.blogspot.com/
http://partitodelsudaversagiugliano.blogspot.com/

Web tv: http://www.livestream.com/partitodelsud?t=504600

Alcuni gruppi Facebook :
http://www.facebook.com/group.php?gid=46614561377&ref=ts

http://www.facebook.com/group.php?gid=46614561377&ref=ts#!/pages/FEDERAZIONE-GIOVANILE-PARTITO-DEL-SUD-Tamburini-Napolitani-e-Siciliani/119425914458?ref=ts

http://www.facebook.com/group.php?gid=46614561377&ref=ts#!/pages/Partito-del-Sud/210985510042

Canali You tube:
http://www.youtube.com/user/partitodelsud

http://www.youtube.com/user/danielesalvaggio

http://www.youtube.com/user/brigantedelsud

Comunicati/ approfondimenti politici di Beppe De Santis
http://partitodelsud.blogspot.com/search/label/Comunicati%20De%20Santis

Manifesto del Neomeridionalismo
http://partitodelsud.blogspot.com/2010/10/manifesto-del-neomeridionalismo.html

Statuto:
http://partitodelsud.blogspot.com/search/label/Statuto%20del%20Partito%20del%20Sud

Programma Politico:
http://partitodelsud.blogspot.com/search/label/PROGRAMMA%20ELETTORALE%20DEL%20PARTITO%20DEL%20SUD%E2%80%93ALLEANZA%20MERIDIONALE

Twitter:
http://twitter.com/Partito_del_Sud


dimostrano il nostro impegno, le nostre idee e soprattutto la voglia di lottare davvero non per una "poltrona" ma per un Sud diverso da quello che DEVE apparire di continuo nei media nazionali (per la stragrande maggioranza difensori degli interessi del Nord), un Sud sempre assistito, illegale e criminale, insomma "palla al piede , "problema", "negativo"...noi intendiamo lottare per difendere i diritti del popolo meridionale, ovunque esso si trovi, soprattutto il suo diritto ad un futuro diverso dall'emigrazione, dall'emarginazione e sottosviluppo già stabilito per noi, così come fu stabilito nel 1861.

Continueremo a lavorare per offrire un sogno al nostro popolo, un futuro migliore basato sul rispetto della nostra storia, della nostra cultura, dei nostri prodotti tipici, del nostro ambiente, insomma un futuro diverso dalla discarica terzomondista dove vuole costringerci un governo italiano, degno erede di una tradizione colonialista che dura da quasi 150 anni.
.

Manifesto del “ Neomeridionalismo federalista unitario”



I-“Il Meridione ai Meridionali”
Fratelli meridionali,
dobbiamo accettare questa sfida: “Il Meridione ai Meridionali”.
Il Sud deve fare,innanzitutto, da sé.
Il Sud riprenda il suo destino nelle proprie mani.
Accettando integralmente la sfida della RESPONSABILITA’.
Quella della responsabilità è la sfida dell’AUTONOMIA.
L’autonomia del Sud.
II- Debellare le mafie, la mala-burocrazia , la mala-politica
Senza tregua, bisogna combattere e debellare tutte le mafie, la mala-burocrazia e la mala-politica. Innanzitutto, nel Sud.
Parimenti, quella mafiosa è una questione nazionale e internazionale.
In quanto tale, va aggredita.
Il Sud è territorio di genesi, insediamento e propagazione delle mafie,e, nel contempo,il protagonista della lotta antimafia.
Sono prevalentemente meridionali i resistenti e gli eroi antimafia.
III- Un movimento per lo sviluppo produttivo sostenibile
Il Sud deve produrre da sé la ricchezza che consuma.
Deve essere in grado di farlo,e, essere posto in condizione di farcela.
Non deve dipendere da altri, che da sé stesso.
Lo sviluppo produttivo è la priorità operativa del neomeridionalismo.
Il neomeridionalismo è,in primo luogo, il movimento dei produttori e delle partite IVA del Sud.
Il promotore della coalizione dello sviluppo e dell’innovazione.
Contro la coalizione delle rendite criminali, burocratiche , politiche, finanziarie e bancarie.
Un movimento per lo sviluppo, a partire dalla difesa e dalla valorizzazione, anche culturale e identitaria del prodotti del Sud.
IV- Un governo autonomo del Mezzogiorno, saldamente ancorato ad una Costituzione Nazionale, autenticamente federalista
Per realizzare la propria autonomia, la liberazione dalle mafie e dalla mala-burocrazia e dalla mala-politica,l’autonomia economica con lo sviluppo produttivo, liberarsi dalla minorità generata da 150 anni di dipendenza e di ascarismo, il Sud deve ritrovare – e rinnovare-le ragioni storiche e strategiche della propria UNITA’,attraverso una GRANDE RIFORMA COSTITUZIONALE E POLITICA.
1. L’obiettivo costituzionale e politico del neomeridionalismo è la promozione dello Stato federale del Mezzogiorno.
2. Un governo autonomo del Mezzogiorno, saldamente ancorato ad una Costituzione Nazionale, autenticamente federalista.
Un governo del Mezzogiorno come soggetto politico unitario.
3. Il governo federale del Sud agisce sotto il controllo di un’Assemblea democratica che costituisce la matrice di una nuova classe dirigente meridionale.
4. Lo Stato federale del Mezzogiorno realizza le promesse del Risorgimento, fondando su un patto federativo l’unità del Paese.
5. La visione ispiratrice del progetto è quella del federalismo unitario di un grande patto fra il Nord e il Sud del Paese, posti sullo stesso piano autonomista, e volto a superare il distacco tra le due parti del paese, ricongiungendole in un’unità superiore.
6. Il progetto riprende, in condizioni nuove, l’idea della rivoluzione meridionale di Guido Dorso e della costituzione meridionale federalista di Gaetano Salvemini. E anche alcune intuizioni giovanili di Luigi Sturzo e ancora prima, di Napoleone Colajanni.
Proprio la visione dei grandi meridionalisti che avevano concepito la questione meridionale come la chiave dell’unificazione nazionale.
7. Il Sud d’Italia non è soltanto un problema italiano. E’ parte integrante della questione mediterranea, a sua volta parte determinante del progetto europeo.
Lo Stato Federale del Mezzogiorno, nuovo soggetto politico e istituzionale, posto al centro del Mediterraneo, nasce per misurarsi strategicamente con questa sfida: impegnarsi in una politica di europeizzazione del Mediterraneo, equilibrando la spinta che l’Unione Europea riceve dai paesi dell’Europa orientale.
8. Nel solco del meridionalismo unitario federalista, si tratta di trascendere il regionalismo, che ha frammentato la questione meridionale, favorendo la declinazione assistenzialistica e clientelare del meridionalismo e perdendo di vista l’unità del problema, per favorire un governo del Mezzogiorno come soggetto politico unitario.
Lo scopo è quello di demolire il potere dell’attuale classe dirigente, di spezzare i legami che si sono intrecciati fra reti politiche clientelari e reti mafiose territoriali e internazionali; di fondare – su una base democratica nuova- una nuova classe politica meridionale, in grado di rappresentare e gestire problemi che, per loro natura, investono l’intera aerea meridionale e mediterranea.
V- Il sistema politico e la forma-partito federalista
Né il federalismo costituzionale,economico, sociale e culturale,né tanto meno il federalismo fiscale, che è il naturale – e conseguente -completamento di quelli fondativi precedenti,possono seriamente concepirsi e fondarsi, senza il presupposto del FEDERALISMO POLITICO-PARTITICO.
Non vi è federalismo che tenga, senza la preliminare esistenza di un sistema politico e partitico federalista e territoriale,senza la FORMA – PARTITO federalista, senza la presenza vigorosa di partiti territoriali federalisti.
Non vi è alcuna possibilità di rinascimento del Sud, senza un GRANDE PARTITO DEL SUD,senza autonoma rappresentanza politica, senza autonomo potere politico.
Tutto il progetto sarebbe una macchina senza motore.
Un partito popolare di massa,democratico e partecipato, organizzato,di azione e di movimento, di lotta,di progetto e di governo.
Un grande Partito del Sud di carattere nazionale, insediato dalla Alpi al Lilibeo, con il pari protagonismo dei meridionali residenti nel Sud e dei meridionali residenti ed operanti nel Nord e nel mondo.
IL GRANDE PARTITO DEL SUD PER L’UNITA’ D’ITALIA.
VI- Il profilo storico -identitario del neomeridionalismo
Il neomeridionalismo si fonda sulla verità –quella vera -della storia dell’Unità d’Italia. Non quella ammannita nei libri di scuola. L’Unità d’Italia è stata fatta sulla pelle del Sud. Ecco, il punto centrale di partenza dell’identità del neomeridionalismo.
Le fortune dei blocchi di potere dominanti ,di stampo nordista,sono state erette sulla riduzione del Sud a colonia,sulla dipendenza del Sud,sulla costruzione della MINORITA’ del Sud.
La verità storica (il massacro del Sud) sta venendo fuori, finalmente.
A parte i nostri storici revisionisti neomeridionalisti, direi intrepidi,da Antonio Ciano, a Gigi Di Fiore, a Pino Aprile,oggi, quasi tutta lastoriografia ufficiale è costretta ad ammettere -e svelare –la VERITÀ,le verità.
Sia pure a denti stretti, a pezzi e bocconi,con tutte le possibili cautele , i diplomatismi,i giri di parole, tra il detto e il non detto,i funambolismi linguistici,le ipocrisie .
Le verità.
Le evoco- per appunti- in una serie di vicende, di cui alcune sono vere e proprie piaghe, aperte.
1-L’annessione del Sud è stata una brutale CONQUISTA MILITARE.
2-Il brigantaggio è stato prevalentemente GUERRA CIVILE.
3-Sono seguiti 10 anni di stato d’assedio,di regime militare, di repressioni e di stragi. Dal 1861 al 1870.
4-La rapina del ricco tesoro del Regno delle Due Sicilie, la distruzione del sistema bancario meridionale e la conseguente colonizzazione bancaria nordista e romana.
5-La distruzione del patrimonio manifatturiero meridionale,anche tramite l’imprudente e affrettato cambio del sistema doganale.
6-L’imposizione drastica dell’assurdo sistema amministrativo- normativo ultra-centralistico e vessatorio dei Savoia.
7-La rapina- e la svendita- dell’immenso patrimonio demaniale statale e del patrimonio ecclesiastico del Sud, per rimpinguare le casse – indebitate-dei Savoia.
8-I finanziamenti pubblici – soprattutto per le Ferrovie-e le commesse di Stato concentrati al Nord,per finanziare l’esercito ,e , le guerreallocatesi e svoltesi prevalentemente nel Nord, compresa la Prima guerra mondiale ,ove i meridionali pagarono un prezzo altissimo di sacrifici e di sangue e furono considerati come carne da cannone.
9-La riforma doganale del decennio 1876-86, che andò a proteggere la nascente industria del Nord e a marginalizzare l’agricoltura di qualità del Sud,in modo irreparabile,nell’esplosivo conflitto doganale con la Francia.
10-Le 3-4 ondate di emigrazione – da esodo biblico- dalla fine del 800,alla fase post prima guerra mondiale, al secondo dopoguerra ,che hanno dissanguato il Sud ,privandolo di una forza biologica e giovanile di 20-30 milioni di persone. Un vero e proprio annientamento demografico del POPOLO del Sud.
11-Insomma, alla fine del primo quarantennio unitario ( 1860-1900),il MISFATTO ERA COMPIUTO. Il DIVARIO Nord-Sud reso strutturale e incolmabile. La MINORITA meridionale realizzata.
Ecco, la QUESTIONE MERIDIONALE bella e confezionata,come analizzata scientificamente da Saverio Nitti, proprio agli inizi del 900.
12-Poi,il ventennio fascista- e l’autarchia economica -peggiorò le condizioni dell’agricoltura e del Sud.
13-La tragedia della Seconda guerra mondiale,il movimento dei contadini per la terra dal 1943,la fallita riforma agraria negli anni 50,l’ennesima ondata migratoria ( al prevalente servizio del boom dell’industria del Nord).
14-Il Sud come enorme mercato di consumo dei prodotti del Nord,soprattutto, a partire dal boom economico e consumistico degli anni 60, fino ad oggi. Ed in effetti oggi, nei 1800 punti vendita della GDO presenti nel Sud, di proprietà nordista, l’85% dei prodotti sugli scaffali proviene dal nord.
15-La Politica- e la gran parte dei politici- del Sud asservita agli interessi e ai poteri forti nordisti. Politici ( e classi dirigenti) ,in buona parte,MERCENARI (ascari), al soldo di interessi altrui. Gestori famelici di brandelli di spesa pubblica e di briciole di potere. Assistiti e assistenzialismi, spreconi. Clientelari. Non di rado, invischiati nelle pieghe e in sistemi a-legali, illegali, para-criminali e criminali.
16-Dopo 90 anni di massacro del Sud,quasi un secolo,vi sono stati gli oltre 15 anni ( 1955-70) della fase positiva della Cassa per il Mezzogiorno,dell’intervento straordinario. Il primo parziale tentativo dello Stato italiano di risarcire il Sud. Sono stati fatti acquedotti, fognature, strade,scuole. Frattanto,non si è voluta una vera politica di INDUSTRIALIZZAZIONE del Sud, anzi è stata ostacolata,salvo le “ cattedrali nel deserto” della petrolchimica, al servizio dell’industria del Nord.
Sebbene ,va detto,questa spesa straordinaria non è stata mai superiore allo 0,5% del Prodotto Interno Lordo. NON CI SONO MAI STATI FLUSSICOLOSSALI DI RISORSE PER IL SUD. Checché se ne sparli.
Niente di paragonabile con la spesa che la Germania ha investito nelle 5 regioni della ex Germania dell’Est, nel ventennio 1990-2010.
E così come nel 1860 lo Stato Italiano, leggasi piemontese, venne al Sud, con generali che si sono comportati da veri e propri criminali di guerra come Cialdini, ed ebbe libertà di sterminio anche di vecchi, donne e bambini e la copertura di leggi assurde come la famigerata “legge Pica” del 1863 che dette il via alle fucilazioni sommarie a decine di migliaia di contadini meridionali (i “cafoni”, i “briganti” etc…etc…); oggi, con Maroni, lo Stato dei “fratelli d’Italia” manda la polizia a manganellare i pacifici manifestanti di Terzigno, carica i pastori sardi che protestano per la loro sopravvivenza e vuole promulgare nuove leggi assurde per impedire il diritto alla protesta pacifica del popolo meridionale….ovviamente le nostre proteste sono descritte dai media italian-padani come quelle di un popolo “incivile”, “camorristi”…mentre quelle degli allevatori di latte in Padania, che bloccarono mezzo paese, erano ovviamente tutte proteste ”civili” e tali da convincere l’Italia a pagare le multe UE!!!
17-La crisi petrolifera ,monetaria e economica mondiale , degli inizi degli anni 70,la necessità di ristrutturare l’industria del Nord,hanno svuotato e marginalizzato,poi, la politica straordinaria per il Sud. Che è degenerata ,presto, in spesa a pioggia,clientelare eassistenzialistica. Ciò,nel ventennio 1970-1990.
18-Siamo, così, a quest’ultimo ventennio 1990-2010,quello della globalizzazione, dell’Unione Europea allargata, del nordismo bruto, del leghismo xenofobo, della politica divisionista del Nord contro il Sud.
Nel decennio 1990-2000, liquidato l’intervento straordinario per il Sud,la spesa per investimenti pro-Sud è stata ridotta drasticamente,fin quasi ad annullarsi. Nell’ultimo decennio 2000-2010,vi è stato, prima,agli inizi del decennio,il positivo tentativo, innescato da Ciampi,conla Nuova Programmazione Regionale 2000-2006,presto e bruscamente interrotta, attorno al 2003.Infine,oggi, questo buio settennio 2004-2010.La spesa complessiva per investimenti per il Sud ,secondo le regole costituzionali e pattuite,doveva attestarsi al 45% della spesa complessiva nazionale.Ha raggiunto, invece, a malapena, il 32-35% del totale.10 miliardi in meno all’anno.100 miliardi in meno,in 10 anni.Uno scippo devastante. Ai danni del Sud.
Ecco, è questa la verità storica .Questa è la QUESTIONE MERIDIONALE.
Su questa verità storica , nasce , si fonda e germoglia il neomeridionalismo federalista unitario. Intanto, per legittima difesa.
E’ questa verità il fondamento della nostra identità.
Prendete , leggete e meditate questi libri.-“ I Savoia e il massacro del Sud” di Antonio Ciano;-“ Controstoria dell’Unità d’Italia” di Gigi Di Fiore;-“ Terroni” di Pino Aprile.
Senza memoria,non c’è identità,non c’è vigore, non c’è progetto,non c’è futuro.
VII- Una nuova classe politica meridionale, una nuova generazione politica meridionalista
Demolire il potere dell’attuale classe dirigente.
Mettere in campo una nuova generazione politica meridionalista.
Questo è l’obiettivo politico del neomeridionalismo e del Partito del Sud,in termini di classe dirigente.
Una nuova generazione di politici,con al centro la cultura del BENE COMUNE,della legalità e della fiducia,portatrice del CORAGGIO DELLA SPERANZA,per rilanciare l’umanesimo cristiano.
Per la buona Politica.
Secondo il potente e rivoluzionario documento della Conferenza Episcopale Italiana “Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno ( febbraio 2010),che è anche-oltre lo straordinario valore religioso ed ecclesiale- una vera e propria piattaforma fondativa del neomeridionalismo.
Il Partito del Sud è il partito dei giovani,delle nuove generazioni meridionali, dei figli.
VII- Un grande network neo-meridionalista
Per l’immediato,va promossa e integrata una robusta confederazione neomeridionalista, un network organizzato funzionale e d’azione ,che unisca -al meglio- i cento fiori del neomeridionalismo: associazioni,movimenti, gruppi,esperienze politiche e amministrative coerenti e propulsive, movimenti sociali civili ed economici,personalità ,intellettuali ,giornalisti, saggisti , storici, artisti. L’attuale Partito del Sud,fondato da Antonio Ciano e diretto da Beppe De Santis ,che rappresenta una delle aggregazioni più solide , diffuse e propulsive del neomeridionalismo, si propone – con umiltà e tenacia-come un catalizzatore al servizio del progetto generale.
E’, peraltro, un bene che questa sigla ( “Partito del Sud”), certamente efficace sotto il profilo del marketing politico, sia affidato-oggi- in buone mani, data la concorrenza spietata di sigle e siglette al servizio permanete effettivo della casta, delle cricche,di ambienti limacciosi mafiosi e paramafiosi,dei sistemi egemoni e dominanti nordisti, leghisti e razzisti. Questa sigla è posta al servizio, laddove utile, dell’intero movimento neomeridionalista federalista unitario.
VIII- Gli “Stati generali del Sud”
Gli Stati generali del Sud, che si svolgeranno il 13 e 14 novembre 2010, a Palermo, sono un momento rilevante di incontro e di conoscenza reciproca, di riflessione aperta e plurale, di auspicabile condivisione di strategie e programmi, di delineazione di una Manifesto minimo e condiviso del neomeridionalismo federalista unitario, di individuazione di un piano di lavoro comune e di percorso unitario di mobilitazione, di coordinamento e di integrazione organizzativa, la più democratica, pluralistica e avanzata possibile.
L’auspicio comune è che si pervenga ad un DECALOGO NEOMERIDIONALISTA DELLA BUONA POLITICA .
E alla promozione di una LUNGA MARCIA,dal Sud al Nord del Paese,una marcia anche concreta e operativa, magari, in stile gandhiano, per il rinascimento del Sud e la riunificazione federalista del Paese.
Beppe De Santis, Segretario nazionale del Partito del Sud.
Palermo, 27 ottobre 2010.