“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

mercoledì 20 luglio 2011

SCANDALO A VERONA: Mandorlini lancia cori razzisti contro la Salernitana

20 lug. Il confine che separa la goliardia dal razzismo può essere paragonato a un piccolo filo, a seguito di quello che è accaduto in quel di Verona, durante la presentazione della squadra, questo filo è stato senza dubbio spezzato. Andrea Mandorlini, tecnico dell’Hellas Verona, ha pensato bene di incitare i tifosi veronesi presenti alla presentazione della squadra a scandire cori contro i salernitani come “Ti amo terrone”, il tutto sotto gli occhi divertiti dei giocatori e delle autorità.

Tra Verona e Salernitana vi è una rivalità che risale alla scorsa stagione, quando le due squadre si sono affrontate nella finale dei playoff di serie C1. In quell’occasione era stato il Verona a spuntarla, e la sconfitta è costata alla Salernitana il fallimento della società. Proprio questo aveva fatto andare su tutte le furie Mandorlini, il quale aveva accusato la Salernitana di aver già ricevuto abbastanza aiuti in campo.

E’ l’ennesimo brutto capitolo per il calcio italiano, un episodio di scarsa sportività reso ancora più grave dal fatto che a far partire i cori sia stato un tesserato della società, e che la società non solo non ha preso le distanze dal gesto, ma ha anche, con il suo silenzio, mostrato di apprezzare la trovata del suo mister.

Fonte articolotre.com

martedì 12 luglio 2011

COMUNICATO CDN 12/07/2011

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In merito ad alcune notizie riportate erroneamente dalla Stampa e da alcuni blog ed anche alcune dichiarazioni ambigue riportate anche dal sito www.iosud.it, dove si parla della nascita di un "nuovo Partito del Sud" a proposito di una riunione fondativa a Bari del 14 luglio con la presenza dei movimenti "Io Sud", "Forza del Sud" e "Noi Sud", si precisa che il nome Partito del Sud è stato regolarmente registrato dal nostro movimento, nato a Gaeta nel dicembre 2007 su iniziativa di Antonio Ciano e con Presidente nazionale Beppe De Santis dal 2010, tale nome non puo' essere utilizzato senza l'autorizzazione del Consiglio Direttivo Nazionale del nostro movimento.
Ricordiamo che il vero Partito del Sud ha partecipato alle elezioni politiche del 2008 in Sicilia, a diverse elezioni amministrative del 2009 e alle recenti elezioni amministrative del 2011 di Napoli nella coalizione vincente che ha appoggiato la candidatura di Luigi De Magistris. Inoltre riteniamo il governo attuale di centrodestra, con la "golden share" della Lega Nord, il più anti-meridionale della storia dai tempi di Cavour, Ricasoli, Rattazzi e Crispi. Non si può affermare di essere difensori del Sud e poi allearsi con i nostri nemici "naturali", con chi prosegue nelle azioni di impoverimento del Sud e continua con un atteggiamento razzista e offensivo verso il popolo meridionale, dal taglio dei fondi FAS alle regioni meridionali e il loro parziale dirottamento a favore degli allevatori padani alle recenti vergognose dichiarazioni dei leghisti su Napoli.
Abbiamo già diffidato in passato l'On. Miccichè da ogni utilizzo improprio del nome "Partito del Sud", la stessa diffida la inoltriamo alla Sen. Poli Bortone ed a tutti gli invitati dell'evento del 14 luglio a Bari.
B. De Santis, A. Ciano, A. Balia, E. Riccio, N. Cuccurese
Il Consiglio Direttivo Nazionale
PARTITO DEL SUD

Ma guarda te. C'è ancora chi si dimette per dei principi

È un assessore comunale Udc di Vicenza
 
Ci voleva un giovane democristiano a rilanciare un istituto tipico della Dc della prima repubblica: le dimissioni. A Vicenza, l'assessore comunale agli Affari legali, patrimonio, e Turismo, Massimo Pecori, dell'Udc, ha rimesso il mandato al sindaco Achille Variati per non creare conflitti di interesse col padre, Paolo Pecori, prossimo alla nomina a capo della Procura generale vicentina. Un gesto d'altri tempi, che il giovane assessore, già difensore civico, candidato sindaco per il partito di Casini nel 2008 (4,4% dei voti) e poi entrato, un anno fa circa, in giunta con il centrosinistra, ha reso noto nei giorni scorsi, quando la carriera di magistrato era prossima a questo avanzamento. «Pur non essendoci motivi di incompatibilità», ha dichiarato alla stampa cittadina, «nel momento in cui mio padre, attualmente reggente della procura di Vicenza, diventasse capo della procura stessa, per evitare possibili motivi di imbarazzo ritengo sia giusto che io lasci questo incarico politico». Scelta, per sua ammissione, abbastanza sofferta: «Per me è ovviamente un peso rinunciare a un mandato che avevo assunto neppure un anno fa, al tempo dell'ingresso del mio partito, l'Udc, nella maggioranza che governa Vicenza. Nonostante il dispiacere», ha proseguito, «questa è una scelta che ritenevo in coscienza di dover fare». Il giudice Pecori, attualmente «reggente» della Procura vicentina, è in magistratura da 43 anni, da prima cioè che nascesse il figlio, che di anni ne ha 36. Entro le prossime due settimane, il Consiglio superiore della magistratura deciderà l'assegnazione di quella sede, vacante appunto dopo il pensionamento di Ivano Nelson Salvarani (l'uomo che indagò per corruzione Carlo Bernini e Gianni De Michelis ai tempi di Tangentopoli) e Pecori padre resta in pole position, come anzianità di carriera, per quell'incarico. La presenza del figlio in un posizione politica di livello nella stessa sede, se non ostacolava la figura di reggente, poteva indurre Palazzo Marescialli ad accantonare il nome del magistrato. Cosa che Pecori junior ha voluto evitare. Nella lunga storia democristiana, una clamorosa inversione di tendenza: dopo i casi di figli che hanno sancito la disfatta politica dei padri, Attilio Piccioni col figlio Piero, coinvolto nel caso Montesi negli anni '50, e Carlo Donat Cattin con l'ultimogenito Marco, terrorista di Prima linea negli anni '80, la storia di un democristiano-figlio che fa un passo indietro per non nuocere al padre.
Fonte Italiaoggi.it