“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti –ANTONIO GRAMSCI -”

domenica 21 settembre 2014

Processo Marlane Marzotto: chiesti 61 anni di carcere per i vertici della ”fabbrica della morte”


marlane

Richieste pesanti per gli amministratori della fabbrica tessile di Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Secondo i Pm sono 107 gli operai deceduti per i tumori provocati dalle esalazioni tossiche. 

E’ finita con una richiesta complessiva di 61 anni di carcere la requisitoria dei pm Sonia Gambassi e Maria Camodeca della Procura della Repubblica di Paola durante il processo sull’impianto tessile Marlane a Praia a Mare.

Secondo i due Pm sono in totale 107 le vittime mietute dalla Marlane, operai morti a causa dei tumori provocati dall’inalazione di vapori emessi nella lavorazione dei tessuti.  Una vera e propria strage alla quale la Procura di Paola ha messo fine solo nel 2007 quando ha deciso di porre sotto sequestro lo stabilimento dopo venti anni di attività. La fabbrica era infatti operativa già dal 1973.


LE RICHIESTE DEI PM – Al termine delle requisitoria tenutasi ieri i Pm Gambassi e Camodeca hanno chiesto sei anni di reclusione per il conte di Valdagno Pietro Marzabotto, ex Presidente del gruppo. Per Carlo Lomonaco due volte sindaco di Praia a Mare a processo nella qualità di responsabile del reparto tintoria vengono chiesti dieci anni, mentre per Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo, sono stati chiesti 5 anni di reclusione. Stessa sorte per Jean De Jaegher, consigliere dell’associazione europea delle industrie tessili e presidente della Marzotto Usa dal ’95 al ’98, per il quale sono stati richiesti 5 anni di reclusione.

5 anni anche per Lorenzo Bosetti (ex-sindaco di Valdagno e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi), 8 anni per Vincenzo Benincasa, 3 anni per Salvatore Cristallino, 4 anni e 6 mesi per Giuseppe Ferrari, 7 anni e 6 mesi per Lamberto Priori, 5 anni per Ernesto Antonio Favrin, vicepresidente vicario della confindustria veneta, e 3 anni e 6 mesi per Attilio Rausse. Solo una richiesta di assoluzione per Ivo Comegna per non aver commesso il fatto.


Fonte: Strill.it

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